Ecco la nostra piccola guida per baby sitter per affrontare alcuni comportamenti “difficili” dei bambini. Perché fare la baby sitter è un lavoro bellissimo, ma i bambini non sono sempre degli angioletti! E quando mordono, lanciano oggetti, fanno i capricci, non ti ascoltano, è importante sapere cosa fare.

 

La prima regola per gestire capricci e altri comportamenti difficili è quella, naturalmente, di parlarne con i genitori. Come vedremo, tutti i bambini si comportano in modo difficile, chi più chi meno. Ma se ti sembra che il lancio degli oggetti, il mordere o il capriccio sono troppo frequenti, confrontati con i genitori: anche loro hanno notato il problema? Come si comportano? In questo modo, il bambino riceverà la stessa risposta al suo comportamento sia da te che dai genitori, non si sentirà disorientato e il problema si risolverà prima.

Ma quali sono i comportamenti difficili di cui parliamo in questa guida per baby sitter? Vediamoli in ordine di età del bambino e cominciamo con il primo: il lancio degli oggetti.

Il bambino butta tutto per terra

Finché si tratta del pupazzetto lasciato cadere dal seggiolone, va tutto bene. Ma cosa fare se il bambino di cui ti occupi lancia i suoi giochi dal balcone? O addosso al fratellino? Diciamo subito che si tratta di un comportamento normale a partire dagli 8 / 9 mesi e serve al bambino per sperimentare il rapporto di causa – effetto. Che succede se butto il cucchiaino dal seggiolone? Cade a terra o vola in alto? Come un piccolo scienziato, ripete lo stesso esperimento tante volte. Non solo. È anche un modo per allenarsi a superare il distacco dalla mamma, verificando che una cosa che non c’è (come la mamma) poi riappare.

Cosa puoi fare allora? Non sgridarlo, ma raccogli l’oggetto e ridaglielo con un sorriso. Se l’oggetto si rompe o se il lancio è diretto contro una persona, devi spiegare con frasi semplici che non si fa: ” no! il piatto si rompe” oppure ” il bambino si fa male”. La fase del “butto per terra” può durare fino a 2 anni.

Se il bambino ha già più di due anni, il lancio continua e diventa rabbioso o diretto contro le persone, allora può essere un modo per dare voce a sensazioni che non sa esprimere in altro modo: rabbia, insoddisfazione, tristezza. Anche in questo caso devi far capire che non si fa, restando calma e usando frasi brevi. E soprattutto aiutarlo a dare un nome ed esprimere a parole quello che sente: “so che sei arrabbiato perché vorresti restare al parco, ma le cose non si tirano”. Se vuoi saperne di più, leggi il capitolo “cosa fare se il bambino butta tutto per terra” della nostra Guida per baby sitter.

Guida per baby sitter: il “morsicatore”

Ti è mai capitato di essere morsa dal bambino di cui ti occupi? È un’esperienza abbastanza comune per le baby sitter di bambini tra 1 e 3 anni. Mordere – come lanciare – è una fase normale nella crescita di un bambino. Non tutti i piccoli la attraversano, ma molti sì.

Perché mordono? Per molte ragioni: perché hanno male ai denti, perché è un modo di esplorare il mondo, per difendersi o delimitare i loro spazi, per attirare l’attenzione, per conquistare il potere nei confronti del fratello più grande. Come per il lancio degli oggetti, per i bambini anche il morso può essere un modo di esprimere emozioni che non sono ancora in grado di esprimere a parole: vogliono il giocattolo che ha preso un amichetto, hanno paura, sono tristi. Puoi leggere di più nel nostro post “quando i bambini mordono“.

Che fare, allora, per evitare che morda altri bambini? Prima di tutto evita le cose che possono renderlo irritabile (fame, pannolino bagnato, stanchezza). Il consiglio, in questa nostra piccola guida per baby sitter è di provare a capire se alcune persone o situazioni scatenano i morsi e cerca di evitarle. Prima che morda, aiutalo a esprimere con le parole la rabbia e la frustrazione: “chiedi a Paolo di restituirti la tua macchinina”. Se invece ha già morso, occupati del bambino “vittima”, così capirà che mordere non serve ad attirare la tua attenzione, anzi…. Ripeti con tono fermo (ma senza gridare) e guardandolo negli occhi che “non si morde. I morsi fanno male”. 

Cosa fare quando fanno i capricci?

In una Guida per baby sitter non può mancare il capitolo “capricci”. Prima cosa  da fare, ricordare che i capricci si fanno in due. Che significa? Che il capriccio non è qualcosa che il bambino “fa” da solo ma qualcosa che adulto e bambino costruiscono insieme, con azioni e reazioni. In altre parole, se sai quali sono le cose giuste da fare puoi riuscire a “spegnere” un capriccio (perché dipende anche da te), mentre se lo gestisci nel modo sbagliato il capriccio può aumentare o durare più a lungo.

Il primo consiglio, il più ovvio ma anche il più difficile da seguire, è: resta calma. Un bel respiro, magari vai in un’altra stanza solo per qualche secondo, e poi sdrammatizza: “oggi sei proprio arrabbiata!”, “vediamo un po’ cosa possiamo fare”. Così eviti l’aumentare della tensione e fai sentire al bambino che sai cosa fare e che non perdi la testa davanti al suo capriccio. Questo lo fa sentire al sicuro ed evita il peggiorare del capriccio.

Se puoi accontentarlo o trovare un compromesso, fallo. Concedigli altri cinque minuti di gioco prima di andare a casa, permettigli un gelato prima di cena ma piccolo piccolo (se sai che i genitori sono d’accordo). Se invece non puoi accontentarlo, dai comunque importanza alla sua richiesta e non liquidarla come una stupidaggine senza senso: “Adesso dobbiamo proprio andare a casa, ma domani dopo la scuola torniamo qui al parco. Promesso! Facciamo un nodo al fazzoletto così ce lo ricordiamo”.

Appena è più calmo, però, prova a capire qual è il vero motivo del capriccio, l’emozione che lo ha generato. I capricci dei bambini, infatti, hanno in genere un doppio motivo: quello apparente (non vuole quella maglietta, non vuole andare in piscina, vuole a tutti i costi un gelato) e quello profondo.  Come spieghiamo meglio nel nostro post sull’argomento (Guida baby sitter: come gestire i capricci dei bambini ) il bambino che fa i capricci sta dicendo che “c’è qualcosa che non va”, e spesso non sa neanche lui quale sia il problema. Insicurezza, paura di una novità, crisi di astinenza da ciuccio, gelosia, oppure solo stanchezza.

Come puoi aiutarlo? Facendogli sentire che lo capisci. “Non ti va proprio di andare in piscina oggi, vero? Ti andrebbe di andare a casa a giocare. Sì, hai ragione, sarebbe bellissimo. Allora sai che facciamo? Dopo il nuoto torniamo a casa e ci mettiamo a giocare. Che ne dici?”. Una risposta di questo tipo fa sentire al bambino che tu capisci come si sente. E a volte basta questo a spegnere un capriccio.

Cosa fare se il bambino non ascolta

“Vai a lavarti le mani”. Quante volte lo devi dire prima di essere ascoltata? Il bambino che non ascolta è uno degli atteggiamenti che più innervosiscono baby sitter, genitori, insegnanti e chiunque abbia a che fare con bambini e ragazzi. Lo mettiamo per ultimo in questa piccola guida per baby sitter perché in genere riguarda i bambini un po’ più grandi. E più crescono più sembra peggiorare.

Prima di tutto, escludi che si tratti di un problema di udito: lievi perdite di udito sono abbastanza comuni nei bambini sotto i 5 anni soprattutto in inverno, dovute a versamenti di catarro senza dolore e senza sintomi. Prova a chiamarlo sottovoce dandogli le spalle e controlla se ti sente. Se pensi sia un problema di udito, parlane con i genitori.

Nella maggior parte dei casi, però, i bambini ci sentono benissimo. Il problema è che non ascoltano. Per riuscire a farti ascoltare, allora, inutile alzare la voce. Invece, prova a cambiare quello che dici, come lo dici e quando lo dici. Ecco, in sintesi, alcune cose da provare:

  • Tu lo ascolti? A volte se il bambino non fa quello che gli chiedi di fare è perché ha un motivo valido, che magari lui non riesce a spiegarti o che sa che tu non ascolterai. Non si mette il cappello perché ha caldo, oppure non mangia semplicemente perché non ha fame. Dai tu per prima il buon esempio e ascolta le sue ragioni, invece di pretendere che faccia sempre quello che chiedi ” senza se e senza ma”;
  • Stai chiedendo una cosa impossibile: “Gioca ma non ti sporcare”, “Resta dove posso vederti”. Se fai richieste impossibili, il bambino non le ascolterà. Per esempio, meglio dirgli di restare dove lui può vedere te;
  • Aspetta un minuto. I bambini hanno i loro tempi. Qualche volta hanno sentito, ma hanno solo bisogno di un po’ più di tempo per agire. Aspetta un minuti prima di ripetere la richiesta;
  • Stai chiedendo troppe cose tutte insieme? Se vuoi essere ascoltata prova a dare poche istruzioni alla volta. Alcuni bambini non riescono a memorizzare  troppi “comandi” in una sola volta.

Oppure il problema è che parli nel momento sbagliato? E hai provato a parlare con i gesti? Nel capitolo della nostra guida per baby sitter dedicato a cosa fare se il bambino non ascolta trovi altri consigli per farti ascoltare.

Qualunque sia il comportamento che ti mette alla prova, ricorda: non alzare la voce (è controproducente), parlarne con i genitori e digli “bravo” ogni volta che fa un progresso. Ci vuole pazienza ed esercizio. Ma alla fine i risultati arrivano.

Ti interessa saperne un di più sulla psicologia del bambino, i meccanismi alla base dei suoi comportamenti, e l’impatto che la nostra azione di educatori può avere sul loro sviluppo? Leggi i post su

 


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