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L’inserimento nella scuola dell’infanzia è un po’ difficileper il tuo bambino? Perché sembra non riuscire ad ambientarsi e continua a piangere quando te ne vai?Lo abbiamo chiesto a uno psicologo specializzato.

L’inserimento nella scuola dell’infanzia è un importante momento di crescita. Per chi fino ai tre anni è stato accudito solo dalla mamma, oppure da nonni o baby sitter, all’interno delle rassicuranti mura domestiche, il “salto” di abitudini è evidentemente più marcato. Ma anche per i bambini che hanno frequentato un asilo nido o un nido in famiglia, la novità in termini di spazi, rituali, figure di riferimento può essere spiazzante.

La scuola dell’infanzia infatti, in quanto spazio di nuovi incontri e di nuove esperienze, attrae il bambino, ma può anche determinare in lui un senso di inquietudine e agitazione.

Ma cosa si cela di fronte al rifiuto, manifestato con pianti e capricci, di accettare l’inserimento nella scuola dell’infanzia? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Simonetta Scazzosi, psicologa clinica e psicoterapeuta, esperta in Psicologia dell’età evolutiva e in Psicologia scolastica.

Inserimento nella scuola dell’infanzia e paura della separazione

Separazione significa allontanamento dalle figure di riferimento. Si tratta di un’esperienza carica di sofferenza, ma è molto importante che il bambino acquisisca la capacità di stare da solo nel percorso che porta alla crescita, per diventare via via autonomo e capace di stare con gli altri.

Separazione vuol dire anche perdita del contatto con l’ambiente abituale e abbandono di un certo stile di comportamento. (In questo senso, si comprende come abituare il bambino alla baby sitter sia molto più facile. Il bambino non perde infatti il contatto con il suo ambiente abituale).

La crescita è sempre scandita dalla separazione. Occorre infatti saper abbandonare le sicurezze raggiunte nella fase evolutiva precedente per poi potersi arricchire di qualcosa di nuovo.

Ad esempio, il bambino che ha imparato a gattonare e si muove con sicurezza a quattro zampe nell’ambiente, deve a un certo punto iniziare ad assumere la posizione eretta che gli permetterà nuove importantissime conquiste. In questo modo però rinuncia, almeno per un certo periodo, alla sicurezza e alla velocità raggiunte.

È evidente come le separazioni e gli addii assicurino il cambiamento e l’evoluzione e consentano di sviluppare la capacità di autodeterminazione. Cioè garantiscono una vita propria.

La paura della separazione si manifesta già in modo chiaro tra il dodicesimo e il diciottesimo mese e raggiunge il suo apice intorno al terzo anno. A questa età infatti il bambino deve confrontarsi con un’esperienza molto importante, carica di connotazioni  emotive, proprio perché rappresenta la prima importante e vera separazione: il distacco dalla famiglia nel momento dell’inserimento nella scuola dell’infanzia.


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 Inserimento nella scuola dell’infanzia e ingresso nel mondo sociale

Entrare nella scuola dell’infanzia non significa solo allontanarsi dai genitori (esperienza sicuramente già vissuta dal bambino quando era stato affidato ai nonni o a una baby sitter), ma vuol dire separarsi da ciò che è familiare e abituale, per proiettarsi in un nuovo mondo.

Ciò che attende il bambino è infatti il mondo sociale, costituito da bambini simili e diversi da lui e da nuovi adulti di riferimento: le educatrici.

La paura dell’estraneo

Considerando che nello sviluppo individuale ciò che è ‘familiare’ è automaticamente protettivo/amico/soccorritore, mentre ciò che è ‘estraneo’ equivale a qualcosa di strano/alieno/nemico, si può comprendere meglio l’angoscia provata da molti bambini in questa fase. Essere in un luogo non abituale significa allontanarsi da ciò che è rassicurante. Il nuovo ambiente è, per definizione pericoloso. E pericolosi rischiano di essere i nuovi  interlocutori, educatori e bambini.
E se fossero loro il tanto temuto lupo cattivo?

bambino che urla a bambina riconoscere un bullo

Oppure l’atteggiamento del bambino può essere più controverso. Il piccolo è entusiasta di avere tanti nuovi amici con cui giocare e divertirsi, ma allo stesso tempo teme che qualcuno gli faccia male o lo rifiuti. Così cerca di auto-convincersi ripetendo a se stesso: “Io sono forte!”, “Che bello sono grande e vado a scuola!”. Ma poi la paura si fa sentire, magari proprio nel momento dell’ingresso a scuola. E e fa sì che il bambino pianga o dica di voler tornare a casa.

In questa fase può quindi riemergere, in forma diversa, la paura degli estranei, già sperimentata intorno all’ottavo mese, accompagnata alla paura di perdere la mamma.

Attaccamento alla madre e bisogno di autonomia

Solitamente, a tre anni il bambino ha già introiettato l’immagine della madre. Ossia il bambino sa che la mamma continua ad esistere anche quando non è presente. E sicuramente tornerà più tardi a riprenderlo.

Non bisogna però dimenticare che anche i bambini che sembrano assolutamente pronti all’inserimento nella scuola dell’infanzia possono incontrare delle difficoltà di fronte alle novità che essa comporta.

Le novità fanno sentire anche noi adulti piuttosto vulnerabili, oltre che eccitati e incuriositi. Questo insieme di ansie e sentimenti a maggior ragione è sperimentato dai bambini. Che lo vivono come come paura della separazione da ciò che li rassicura: in primo luogo dalla madre.

Il bambino inserito nella scuola dell’infanzia deve quindi affrontare un difficile compito: quello di imparare a gestire l’oscillazione tra il suo bisogno di attaccamento ai genitori e il desiderio di autonomia.

La  paura di essere “dimenticato”

Un altro importante timore che emerge nell’ambito familiare e scolastico al momento dell’inserimento nella scuola dell’infanzia è quello di ‘essere messo da parte’ dagli adulti di riferimento. Genitori, nonni e insegnanti potrebbero infatti privilegiare altri bambini (fratellini, cugini, compagni).

La paura si fonde in questo caso con sentimenti di invidia e gelosia che talvolta si manifestano apertamente, mentre in altre occasioni assumono connotazioni più velate.

Ad esempio, il bambino può fare i dispetti o picchiare o mordere il suo fratellinoperché i bambini mordono?). Oppure, appena lo vedono un altro bambino impegnato con un giocattolo, manifestano improvvisamente un desiderio smodato proprio di quell’oggetto, che fino a poco prima non aveva esercitato su di loro alcun potere attrattivo.

Ciò può suscitare dei conflitti che sembrano dettati da un capriccio, ma dopo un’analisi più profonda rivelano la loro natura di affetti difficili da gestire.

Paura della separazione: come si manifesta

Le paure scatenate nel bambino dall’inserimento nella scuola dell’infanzia, a livello comportamentale possono tradursi in una molteplicità di forme. L’importante è comprendere che se i comportamenti si presentano in forma transitoria e lieve non dobbiamo preoccuparci. Sono infatti da attribuire alla momentanea difficoltà di adattamento alla situazione nuova: l’ambientamento nella scuola materna.

Attesa ansiosa

La paura della separazione può tradursi in un atteggiamento di attesa ansiosa del ritorno della mamma. Oppure nella fedeltà scaramantica a piccoli riti di saluto (ancora un bacio e poi basta!). O nella continua richiesta di rassicurazione  rivolta alla mamma e alle insegnanti: “Ma poi torni?” “Quando arriva la mamma?” “Poi la mamma viene a prendermi?”.

Pianto ritualizzato

Alcuni bambini ritualizzano pianti disperati quando la mamma accenna ad allontanarsi per andare al lavoro o mettono in atto rappresentazioni ripetitive (che possono ripetersi per più di un mese). Vere “sceneggiate” in cui la mamma si allontana e si gira a salutare più volte, mentre il bambino la guarda dalla finestra. Magari con un’espressione afflitta e con gli occhioni pieni di lacrime.

Rifiuto del contatto

Altri bambini invece rifiutano il contatto con gli insegnanti e i compagni o si chiudono ad ogni proposta di attività. Altri ancora cercano di ‘evadere dalla loro prigione’ correndo fuori dagli spazi consentiti, inseguiti dalle insegnanti.

Regressione

Possono emergere anche comportamenti regressivi. Alcuni bambini possono improvvisamente ricominciare a bagnarsi (anche nei casi in cui il passaggio dal pannolino al vasetto è avvenuto un anno prima); altri vogliono usare di nuovo il ciuccio o il biberon; oppure la notte non riescono a dormire tranquilli; o ancora fanno i capricci perché non vogliono mangiare.

Agitazione fisica e aggressività

A volte non sono tanto le persone, quanto gli oggetti sconosciuti a fare paura. L’intensità del desiderio di conoscere e di esplorare cose e luoghi nuovi è pari alla paura che questi possono ispirare.

Così ci si può trovare di fronte a bambini che buttano tutto a terra, oppure corrono disordinatamente urtando compagni e oggetti in una sorta di ‘goffa esplorazione’ dell’ambiente fisico emotivo.

A un primo sguardo, il loro atteggiamento potrebbe sembrare aggressivo, invece è l’espressione di una paura che il bambino sta manifestando a livello motorio.

Conclusioni

Il frequentare la scuola dell’infanzia, comunque, offrirà al bambino la possibilità di imparare a contenere tali emozioni e ad accettare le regole implicite ed esplicite della vita sociale.

A te spetta il compito  preparare il bambino all’ingresso a scuola, di aiutarlo ad affrontare questo momento con tranquillità, dando le giuste rassicurazioni ma senza “soffocarlo” o volerlo tenere a te a tutti  costi. Importante poi che tu sappia interpretare le sue reazioni e i suoi comportamenti per quello che sono. L’espressione di una paura legata a un momento per lui fondamentale: l’ingresso nella scuola materna.

Quando l’inserimento è finito, ci fai sapere com’è andata?