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I bambini, per crescere sereni,  hanno bisogno di una guida sicura, coerente ed empatica, cioè capace di entrare in sintonia profonda con loro. Essere bravi genitori significa allora saper sviluppare uno stile educativo efficace  (o almeno provarci!). Ma come fare? Abbiamo chiesto qualche consiglio a Simonetta Scazzosi, psicologa dell’età evolutiva. Vuoi sapere cosa ci ha detto? Continua a leggere.

Certo, fare la mamma o il papà non è un mestiere, e quindi non ci sono ricette prefissate in grado di assicurare un buon risultato. Ma già il fatto di porsi il problema e di mettersi in discussione per il bene dei figli è un passo per essere bravi genitori.

Essere bravi genitori: autorevoli o autoritari?

Ci ha detto la dottoressa Scazzosi:

Gli educatori dovrebbero soffermarsi a riflettere sul proprio stile educativo, per riuscire ad accompagnare efficacemente i bambini (ma anche i ragazzi!) nel loro percorso di crescita.

Lo stile educativo autoritario è quello del genitore/educatore che impone, schiaccia il bambino sotto il peso di regole ferree, rigide, immutabili. Il figlio non potrà fare altro che piegarsi, sviluppando una personalità inibita ed eccessivamente fragile. Oppure ribellarsi, diventando trasgressivo ed aggressivo, anche a fronte di regole utili e necessarie.

Sicuramente più efficace è lo stile autorevole, quello cioè del genitore che stabilisce regole chiare, commisurate all’età e alle caratteristiche del bambino che ha di fronte. Il genitore sa guidare il bambino alla comprensione dell’utilità e dell’efficacia di tali regole, ma se necessario apporta delle modifiche.

Comprendere le caratteristiche psicologiche dei bambini è il punto di partenza per costruire il tuo personale stile educativo. Poi, per aiutare tuo figlio a strutturare un’immagine positiva puoi orientare la tua azione educativa intorno ai tre “pilastri” che seguono.

Comportamenti educativi efficaci per essere bravi genitori

1. Dare le regole ai bambini

I bambini hanno bisogno di contenimento. Per dare un’idea di cosa sia il contenimento la nostra esperta ha detto: Si potrebbe usare una metafora: immaginiamo una stanza con pareti mobili, che non costringa e non opprima, ma che sia in grado di modificare la sua ampiezza a seconda del grado di crescita e delle necessità del suo ospite.

I bambini hanno bisogno di regoli semplici, chiare e ragionevoli. Hanno bisogno di sapere che noi genitori ci attendiamo il rispetto di tali regole. Che avremo stabilito dopo una valutazione attenta dei sentimenti e delle capacità del bambino. Infatti ogni regola deve essere formulata tenendo ben presente fino a che punto si può lasciare libero il bambino e dove invece dobbiamo intervenire.  Se il controllo è eccessivo e l’atteggiamento dell’adulto è autoritario, si trasmette al bambino il messaggio che lo si ritiene un incapace, o che è insignificante e poco amato. Ciò ha effetti altamente deleteri: impedisce lo sviluppo dell’autostima e ingenera una serie di gravi paure infantili.

2. Valorizzare i bambini

Al contrario, i bambini hanno il costante bisogno di conferme. Essere bravi genitori vuol dire rafforzare la loro convinzione di essere capaci e meritevoli d’amore. 

È bene essere aperti ai bisogni e agli interessi che i bambini esprimono, dimostrando loro che si prende in considerazione ciò che dicono. Per questo motivo è bene lodarli in pubblico e rimproverarli in privato. In questo modo infatti si incoraggia il comportamento positivo e si può spiegare passo per passo il perché del comportamento negativo. Poi, è opportuno mostrarsi disponibili a far “riparare il danno”, fiduciosi nella possibilità di riuscita futura.

Per i bambini, che ragionano secondo i termini di bianco o nero,  usare espressioni del tipo “Sei cattivo” è assolutamente fuori luogo. Meglio dire: “Qui ti sei comportato male, perché hai fatto questo o quest’altro, mentre sapevi che…

Soprattutto con i bambini piccoli, è consigliabile offrire loro occasioni di successo, creando situazioni favorevoli. La cosa importante è non pretendere dai bambini cose da adulti, ma fissare obiettivi raggiungibili, e comunicare le nostre aspettative in modo chiaro.

3. Praticare l’ascolto attivo

Spesso per noi adulti è più facile insegnare e consigliare, anziché ascoltare e capire. I bambini ci sembrano troppo piccoli per avere qualcosa di importante da dirci. Eppure, la nostra attenzione deve stare su ciò che essi fanno, per decodificare i loro comportamenti.  A questa età, infatti, i bambini esprimono pensieri che non sono  ancora in grado di verbalizzare e provano sentimenti che non sono capaci di comprendere.

A noi, se vogliamo essere bravi genitori, spetta il compito di trovare il tempo per ascoltarli. È il modo per dire ai bambini che comprendiamo le loro idee e i loro sentimenti. Infatti:

L’esperienza dell’essere capito è l’elemento chiave per la definizione di sé.

Come fare? Proprio perché i bambini, come abbiamo detto, non sono in grado di affidarsi alle parole, ascoltare vuol dire:

  • osservare il  comportamento dei bambini; occorre essere ricettivi verso messaggi non verbali inviati attraverso il pianto, le espressioni del viso, il corpo e talvolta qualche aspetto di disagio (come i tic e la balbuzie);
  • guardarli giocare
  • osservare i loro disegni

Secondo la dottoressa Scazzosi, sono tre le regole d’oro per praticare un ascolto e una partecipazione attivi:

  • concedere il tempo necessario in un momento di accoglienza (e magari di contatto fisico, ad esempio i più piccoli possono essere presi in braccio);
  • ascoltare prima di rispondere;
  • esercitare calma e capacità di condivisione. 

4. Essere coerenti

Un’ultima cosa: poiché la mamma e il papà non sono i soli a gestire il processo di crescita del figlio, ma lo condividono con altre figure, tutti devono essere allineati. Nonni, asilo nido o baby sitter, scegli l’aiuto che più si avvicina ai tuoi obiettivi educativi e controlla periodicamente che il tuo bambino riceva messaggi coerenti. 


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